Una boccata d'aria fresca: riparare i danni della BPCO con le cellule polmonari dei pazienti
Di Lauren Amphlett

In un notevole progresso verso il trattamento della malattia polmonare ostruttiva cronica (BPCO), gli scienziati hanno, per la prima volta, dimostrato il potenziale della riparazione del tessuto polmonare danneggiato utilizzando le cellule polmonari dei pazienti. La svolta è stata svelata al congresso internazionale della European Respiratory Society di quest'anno a Milano, in Italia, dove sono stati condivisi i risultati di uno studio clinico pionieristico di fase I.

La BPCO, che è comune nei soggetti affetti da aspergillosi polmonare cronica (CPA), provoca un danno progressivo al tessuto polmonare, con un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti attraverso l'ostruzione del flusso d'aria in uscita dai polmoni. La malattia, che ogni anno uccide circa 30,000 persone nel Regno Unito, è stata storicamente difficile da trattare. I trattamenti attuali si concentrano principalmente sull’alleviare i sintomi attraverso broncodilatatori come il salbutamolo, che allargano le vie aeree per migliorare il flusso d’aria ma non riparano il tessuto danneggiato.

La ricerca di un trattamento più definitivo ha portato i ricercatori a esplorare i regni della medicina rigenerativa basata sulle cellule staminali e sulle cellule progenitrici. Le cellule staminali sono note per la loro capacità di trasformarsi in qualsiasi tipo di cellula. A differenza delle cellule staminali, le cellule progenitrici possono trasformarsi solo in determinati tipi di cellule legate a un’area o tessuto specifico. Ad esempio, una cellula progenitrice del polmone può trasformarsi in diversi tipi di cellule polmonari ma non in cellule cardiache o epatiche. Tra i ricercatori c'è il professor Wei Zuo della Tongji University di Shanghai e capo scienziato della Regend Therapeutics. Il professor Zuo e il suo team al Regend hanno studiato un tipo specifico di cellula progenitrice nota come cellule progenitrici polmonari P63+.

La sperimentazione clinica di fase I avviata dal professor Zuo e dai suoi colleghi mirava a valutare la sicurezza e l'efficacia della rimozione delle cellule progenitrici P63+ dai polmoni dei pazienti, per poi moltiplicarle a milioni in un laboratorio prima di trapiantarle nuovamente nei loro polmoni.

Nello studio sono stati arruolati 20 pazienti con BPCO, 17 dei quali hanno ricevuto il trattamento cellulare, mentre tre sono serviti come gruppo di controllo. I risultati sono stati incoraggianti; il trattamento è stato ben tollerato e i pazienti hanno mostrato un miglioramento della funzionalità polmonare, hanno potuto camminare più a lungo e hanno riferito una migliore qualità della vita dopo il trattamento.

Dopo 12 settimane di questo nuovo trattamento, i pazienti hanno riscontrato un miglioramento significativo della funzionalità polmonare. Nello specifico, la capacità dei polmoni di trasferire ossigeno e anidride carbonica da e verso il flusso sanguigno è diventata più efficiente. Inoltre, i pazienti potevano camminare ulteriormente durante un test di cammino standard di sei minuti. La distanza mediana (il numero centrale quando tutti i numeri sono disposti dal più piccolo al più grande) è aumentata da 410 metri a 447 metri – un buon segno di miglioramento della capacità aerobica e della resistenza. Inoltre, si è verificata una notevole diminuzione dei punteggi del St George’s Respiratory Questionnaire (SGRQ), uno strumento utilizzato per misurare l’impatto delle malattie respiratorie sulla qualità complessiva della vita. Un punteggio più basso indica che i pazienti ritengono che la loro qualità di vita sia migliorata, con meno sintomi e un migliore funzionamento quotidiano. Nel complesso, ciò suggerisce che il trattamento ha migliorato la funzione polmonare e ha avuto un impatto positivo sulla vita quotidiana dei pazienti.

I risultati innovativi hanno inoltre evidenziato il potenziale di questo trattamento nella riparazione del danno polmonare nei pazienti affetti da lieve enfisema (un tipo di danno polmonare che si verifica nella BPCO), una condizione generalmente considerata irreversibile e progressiva. Due pazienti arruolati nello studio affetti da questa condizione hanno mostrato la risoluzione delle lesioni a 24 settimane mediante imaging TC. 

Approvato dalla National Medical Products Administration (NMPA) cinese, che è l'equivalente dell'Agenzia britannica per la regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari (MHRA), è in corso uno studio clinico di fase II per testare ulteriormente l'uso del trapianto di cellule progenitrici P63+ in un contesto più ampio. gruppo di pazienti con BPCO. 

Questa innovazione potrebbe alterare significativamente il corso del trattamento della BPCO. Il professor Omar Usmani dell'Imperial College di Londra e capo del gruppo della European Respiratory Society sulle malattie delle vie aeree, asma, BPCO e tosse cronica ha espresso il suo pensiero sull'importanza dello studio, sottolineando l'urgente necessità di trattamenti più efficaci per la BPCO. Ha osservato che se questi risultati fossero confermati negli studi successivi, si tratterebbe di un importante passo avanti nel trattamento della BPCO.

La strada da percorrere appare promettente, con il potenziale non solo di alleviare i sintomi debilitanti della BPCO ma anche di riparare il danno che infligge ai polmoni, offrendo speranza a milioni di persone che soffrono di questa malattia respiratoria cronica.

Puoi leggere più in dettaglio sulla sperimentazione qui: https://www.ersnet.org/news-and-features/news/transplanting-patients-own-lung-cells-offers-hope-of-cure-for-copd/